mercoledì 15 aprile 2015

LA RIFORMA DELLA "BUONA SCUOLA"


Il governo presieduto dal Presidente del consiglio Renzi ha deciso di presentare un DdL  (disegno di legge) al Parlamento italiano allo scopo di riformare la scuola italiana; questo DDL ha assunto il nome di “Buona Scuola” ed è stato preceduto da un lungo periodo di consultazione dei docenti e di tutti gli interessati (tramite un apposito sito su internet). 










Secondo il governo, esso potrà costituire una vera e propria innovazione in grado di incidere fortemente su molti aspetti carenti del sistema scolastico italiano.  La relatrice del decreto sarà il deputato PD Maria Coscia, mentre a presentarlo sono stati i  ministri Giannini, Padoan e Madia.



Il governo sta cercando di accelerare l’iter parlamentare  affinché questo DDL possa presto tramutarsi in legge; infatti, già il 21 aprile potranno essere votate eventuali modifiche al testo per giungere poi all’approdo finale. Ma, a prescindere da tutte le critiche e le eventuali modifiche, le novità o i punti comunque più significativi sono soprattutto i seguenti:
- la previsione di assunzione, nel prossimo anno scolastico, per un elevato numero dei cosiddetti  precari, ossia di laureati che hanno già effettuato molte supplenze, senza però mai essere stati assunti definitivamente. Alcuni a questo proposito fanno notare che assumendo i precari si darebbe luogo a percorsi preferenziali a discapito degli altri aspiranti laureati che non hanno avuto possibilità di fare supplenze.

- retribuzione differenziata per i docenti sulla base del “merito” che dovrebbe dare luogo  ad un “premio carriera” (collegato a progetti e idee per il miglioramento del sistema scolastico). Ovviamente, solo una parte dei docenti potrà aspirarvi. Anche qui è stato fatto notare che è difficile oggettivamente chi merita qualcosa in più rispetto ad altri. Per esempio un docente potrebbe presentare cento progetti ma essere poco efficace con i propri studenti; un altro, senza presentarne nemmeno uno, magari riesce a interessare e motivare profondamente i propri allievi. Il primo verrebbe premiato e il secondo no. Inoltre, le cifre di cui si parla oscillano su poche decine di euro.



- Formazione obbligatoria e corsi di aggiornamento per i professori che, inoltre, potranno attingere a un  fondo di circa 500 euro annuali  per eventuali acquisti di materiale specifico (software, libri, ecc.). Ancora una volta è stato fatto notare che anche nella situazione attuale i docenti si aggiornano, secondo i piani stabiliti dai singoli Collegi dei docenti.

- Abolizione delle 100 procedure burocratiche più gravose per la scuola. Alcuni si chiedono, perché proprio 100? Insomma, si ha il timore di una sottolineatura più propagandistica che sostanziale.
- investimenti per portare alle scuole il WI-FI ed una connessione a banda larga più efficiente e lo svolgimento di progetti digitali.

- fare ricorso all’alternanza scuola-lavoro per consentire agli studenti di affrontare in maniera più concreta lo studio. In effetti, sono già molte le scuole (come il nostro Liceo delle Scienze Umane) che utilizzano questa metodica per instaurare un approccio con il mondo del lavoro e anche per rendere lo studio più efficace.


   
- Utilizzare fondi da parte di aziende private per finanziare attività o altre esigenze della scuola. Si tratta di qualcosa che è già possibile effettuare e che, probabilmente, si vuole perfezionare o comunque incrementare.

- Agevolazioni per coloro che hanno i figli nella scuola privata; infatti,  potranno detrarre parte della spesa dalla dichiarazione dei redditi, cosa che non sarà possibile per i genitori di alunni iscritti nella scuola pubblica. Secondo molti, questa scelta avvantaggerebbe in maniera ingiusta le scuole private.

- Nuove modalità per formulare  il POF (Piano Offerta Formativa, ossia l’insieme delle attività che le scuole predispongono), attualmente deciso nel collegio dei docenti, mentre la proposta è di consentire al dirigente scolastico di deciderlo autonomamente, col solo onere di “sentire” gli organi collegiali. Le critiche evidenziano un eccesso di potere nelle mani di una singola figura, il dirigente appunto, che potrebbe prendere decisioni troppo personalistiche.


- Nel  caso di nuove assunzioni (o di trasferimenti per i docenti già in servizio), il dirigente scolastico sceglierà in maniera autonoma, con criteri da egli stesso scelti, il docente iscritto all’albo a cui affidare la cattedra. E’ uno dei punti più contestati da chi critica questo Ddl. Infatti, secondo costoro, si arriverebbe a un vero e proprio arbitrio per cui non esisterebbero più regole certe per le assunzioni. Inoltre, vi violerebbero anche le norme costituzionali che prevedono l’assunzione nello stato solo tramite concorso e non per chiamata diretta.

Insomma, il comune denominatore dei diversi provvedimenti sembra configurare un dirigente scolastico con caratteristiche sempre più da  manager, con poteri molto estesi. L’obiettivo è quello di aumentare l’efficienza di tutto il sistema scolastico puntando sul rafforzamento del potere dirigenziale. Il timore è che questo potere possa essere eccessivo, soprattutto in una istituzione che “produce” cultura, per la quale è fondamentale il consenso e la condivisone più che il “comando” e la “costrizione”. 


                                                Fabio De Luca
                                               Classe III ASU                                                  
          Liceo delle Scienze Umane
          Istituto Magistrale “Varrone” di Cassino


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