sabato 25 aprile 2015

LA MARIJUANA AI CONFINI DELLA LEGALITA’

    

 In Olanda, nel 1975,  entrò in vigore la legge a favore delle droghe leggere e si può dire che nel mondo occidentale si fece più aspro il dibattito volto a determinare le eventuali proprietà benefiche, terapeutiche e, d’altra parte, scoprire i reali danni fisici e psicologici di una delle droghe maggiormente diffusa nel mondo: la Marijuana. Pianta a medio-basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), largamente usata soprattutto tra i giovani, ma  è stata introdotta anche come ‘erba curativa’ coinvolgendo, pure per altri versi,  un vasto pubblico di estimatori di età variabile (21 - 60 anni).

     La cannabis una volta fumata, a seconda dei casi anche mangiata, provoca un rilassamento muscolare (tipo indica) oppure un’intensa attività cerebrale (cannabis sativa), accompagnata da euforia contenuta, quantificabile in ‘grasse risate’, un insaziabile appetito denominato “fame chimica”, amplificazione dei sensi, abbassamento della pressione endovenosa e intraoculare e, in primis, il più discusso tra tutti: l’effetto antidolorifico.

     Se questa particolarissima erba provoca effetti che vanno a tranquillizzare l’individuo, perché è illegale nei maggiori Stati europei e del mondo? Il dibattito è aperto, accompagnato da studi, atti a dimostrarne i reali effetti terapeutici sull’individuo con le eventuali controindicazioni e, parallelamente, programmi volti alla depenalizzazione-legalizzazione. In alcuni Stati USA, da oltre un anno la cannabis e i suoi estratti sono prodotti e venduti, specialmente per uso terapeutico, creando un business da oltre un miliardo di dollari l’anno. Di conseguenza vengono valutati anche gli aspetti economici, visto che in paesi come l’Olanda (come già detto, la prima ad esprimere tolleranza in merito) la semplice marijuana è stata capace di ripopolare le città di turisti, prettamente di adolescenti. Gli stessi adolescenti che nelle strade del nostro ‘Bel Paese’ fanno continuo uso, nella più totale illegalità, di marijuana e hashish di dubbia provenienza poiché, nella maggior parte di tali sostanze, sono aggiunti elementi chimico-tossici che ledono la salute dell’individuo.


  In ogni caso, ciò che sembra maggiormente preoccupare è il possibile dilagare del fenomeno a seguito di una sua eventuale legalizzazione che, secondo molti, porterebbe a un aumento di consumo a scopo ricreativo tra i giovani. Problema che lo Stato Spagnolo è stato capace di affrontare disciplinando, con una legge innovativa, il controllo delle  dei cosiddetti cannabis                                                        club, dove è vietato l’accesso ai minori di ventun anni.

     La ragione che spinge verso i divieti va ricercata tra  gli effetti che l’uso di queste sostanze provoca sulla salute, e non solo per le classiche conseguenze riscontrabili dopo l’assunzione, ma soprattutto per i possibili danni cerebrali, dovuti a un continuo uso di “ganja”, tra i quali perdita della memoria a breve termine e riduzione di facoltà intellettive (una diminuzione di circa l’8-9% secondo alcuni studi). Nei soggetti di età adolescenziale il discorso si fa ancora più serio poiché il loro cervello, essendo ancora in fase di sviluppo, venendo a contatto con il THC (appunto uno dei più noti principi attivi della cannabis), subisce modificazioni in maniera notevole  rendendo gli individui più predisposti a eventuali disturbi come schizofrenia e depressione. Va anche detto che, se usata come antidolorifico e a scopo ludico, la marijuana porta solamente in rari casi a dipendenza psicologica e non fisica. In commercio esistono farmaci, come il Sativex (anche in Italia), che sono a base di cannabis, usati per il trattamento di malattia quale la sclerosi multipla. C’è anche da dire che la marijuana non sembra abbia effetti cancerogeni (mentre alcuni parlano addirittura di possibili effetti riduttivi delle masse tumorali). In campo psicologico è usato come antidepressivo, stimolante dell’appetito in casi di anoressia, in pazienti sottoposti a chemioterapia e malati terminali.


     Legale o illegale? Fa bene o fa male? Certamente con il ‘marijuana tax act del 1937’ firmato dal presidente Roosvelt, la marijuana ha iniziato ad avere una lunga serie di discussioni in campo etico e scientifico.

     Infine, la cannabis è stata additata come pianta del diavolo, anche se alcuni studi dimostrano la presenza di tale pianta nella Bibbia,  ricordandoci pure che il Rastafarianesimo (religione di fondamenti cristiani) la adopera come pianta meditativa ed apportatrice di saggezza. Ma sicuramente la cannabis troverà sempre la strada in salita, nonostante che, mettendola a paragone con gli altri veri e propri “demoni” odierni: alcool e tabacco,  può essere considerata sicuramente di minore impatto. Di conseguenza, si invitano i lettori a meditare su tale argomento, magari evitando qualsiasi comportamento e idee che siano di parte, cercando di rimanere i più oggettivi possibili, ponderando tutte le eventuali opportunità, usi ed effetti, di tale pianta. Insomma, la speranza è di andare in controtendenza  in una società che tenta di essere la più libera possibile ma che spesso si perde in discorsi futili, dimenticando di salvaguardare il benessere dell’individuo.


                                           Nicola Botta
                                          Classe III A                             Liceo delle Scienze Umane
 Istituto Magistrale “Varrone” - Cassino

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