venerdì 1 giugno 2012

RIBELLIONE GIOVANILE: TRA RICORDI DEL PASSATO E SPERANZE PER IL FUTURO

GLI STUDENTI DEL MAGISTRALE “VARRONE” DI CASSINO RIFLETTONO (E FANNO RIFLETTERE) SUL CASO “ZANZARA” DEL 1966 E SULL’IMPORTANZA DEL ‘68

  Si è svolto Mercoledì 30 Maggio presso l’Aula Pacis di Cassino il convegno “Gian Burrasca 2012 – Dal giornalino di Vamba ad oggi – Le ragioni della ribellione”, organizzato dalla Fondazione Movimento Bambino, dall’Associazione Ferrero e dall’Associazione Culturale Letterature dal Fronte. La manifestazione ha visto la partecipazione di esponenti importanti del mondo della cultura, della pedagogia e dell’informazione, tra cui Maria Rita Parsi, presidente della Fondazione Bambino, Giovanni De Vita, docente di Antropologia presso l’Università degli Studi di Cassino, Vincenzo De Caprio, docente presso l’Università della Tuscia, Alfonso Rubinacci, già Dirigente del Ministero dell’Istruzione, Esperto di processi formativi, , Antonio Augenti, già Direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione e attualmente docente di Educazione Comparata Diritto dell'Unione Europea. Il giornalista, dott. Salvatore Giannella, ha svolto il ruolo di moderatore, cercando di creare un tessuto relazionale tra gli interventi degli esperti e le riflessioni degli studenti di alcune scuole superiori di Cassino, presenti alla manifestazione. Gli studenti del “Varrone”, in vista del convegno, hanno realizzato due video: il primo, dal titolo “Liceo Parini 1966: la ribellione giovanile scrive una nuova pagina di storia”, è stato presentato dalle studentesse della classe III C del Liceo Sociopsicipedagogico; il secondo, “Don’t trust anybody over 30”, è stato presentato dagli studenti della classe III A del Liceo Linguistico. Il caso “Zanzara”, ricostruito nelle sue diverse fasi e attraverso le figure dei tre giovani protagonisti della vicenda, ha offerto alle studentesse del liceo “Varrone” l’opportunità di dimostrare che, quando i giovani si ribellano per una giusta causa, possono contribuire a trasformare la società e la mentalità delle persone. Il lavoro ha voluto analizzare il rapporto scuola-società a partire da un significativo episodio di ribellione, le cui conseguenze risultano ancora oggi non ancora esaurite. Si tratta dell'inchiesta-sondaggio pubblicata il 14/02/1966 sulla “Zanzara”, storico giornale del Liceo Parini di Milano, sulle problematiche sessuali dei giovani: conteneva affermazioni sulla libertà sessuale e sulle necessità di introdurre nelle scuole l’educazione sessuale; il Sessantotto vagiva in quella scuola, perché l'intelligenza, l'apertura mentale e la modernità dei suoi allievi finiva per destare scandalo. << Non vogliamo più un controllo dello Stato e della società sui problemi del singolo e vogliamo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole, a patto che ciò non leda la libertà altrui. Per cui, assoluta libertà sessuale e modifica totale della mentalità>>; <<Specialmente nell’amore nessuno dovrebbe agire secondo limiti e regole già prima codificati, ma solo secondo la propria coscienza e la propria volontà>>: queste alcune delle dichiarazioni contenute nell’articolo “dello scandalo”, ricordate nel video dalle studentesse del “Varrone”.
In Italia l’episodio si trasformò nel primo segnale di una ribellione ancora priva di mete ben definite, ma destinata a segnare il corso della storia. Non possiamo, infatti, dimenticare che proprio agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso era stata avviata la battaglia per una scuola diversa, che non fosse più selettiva, in cui il centro di attenzione fosse l’alunno che apprende più che il docente che insegna. Ciò valeva soprattutto per quelle migliaia di ragazzi che per la prima volta, in seguito all’innalzamento dell’obbligo di istruzione fino a otto anni di frequenza scolastica, entravano in un’aula di scuola media secondaria di primo grado, per giunta... dopo secoli di attesa! Il lavoro degli studenti del liceo linguistico ha voluto indagare la ribellione giovanile da un punto di vista storico: il movimento del '68 è stato assunto come focus storico (a livello mondiale, oltre che italiano) e ricostruito attraverso immagini e musica, in grado di offrire una visualizzazione esaustiva del tema. Lo scopo del lavoro è stato quello di riscoprire i valori del ’68 per capire meglio l’epoca in cui viviamo. Alla trattazione storica gli studenti del liceo “Varrone” hanno voluto aggiungere le loro riflessioni sull’attualità del problema, facendo riferimento ai recenti moti di protesta dei giovani soprattutto in Italia: non sarebbe stato giusto dimenticare i cinquemila giovani che qualche giorno fa a Brindisi, all’insegna dello slogan “IO NON HO PAURA”, hanno voluto ricordare il sacrificio di Melissa, ribellandosi a chi, minacciando la sicurezza della scuola, li vuole deboli e sottomessi alla paura. I giovani sanno dire “NO”, quando qualcosa o qualcuno minaccia i loro diritti: è successo nel passato, succede oggi e succederà di certo ancora nel futuro. <<Ai giovani la lotta, anche se fiera e tenace; ai vecchi l’indulgenza per gli uomini e per le cose. Ai giovani abbattere i nemici del bene e del vero; ai giovani combattere per il trionfo del progresso, della libertà, della giustizia>>: così gli studenti del linguistico hanno voluto sottolineare, in un passaggio del loro video, l’importanza della ribellione giovanile. Per gli studenti del Liceo “Varrone” il convegno è stato certamente un’occasione di crescita culturale; particolarmente interessante è stato l’intervento della prof.ssa Maria Rita Parsi, studentessa universitaria nel ’68. Ha voluto offrire ai giovani in platea la sua viva e toccante testimonianza sull’esperienza di quella contestazione: ha parlato dei valori, degli ideali dei giovani che, in quegli anni, lottavano nelle piazze di tutto il mondo per vederne la realizzazione. Ha esortato gli studenti a riflettere attentamente su quella stagione della storia, nella quale sono certamente presenti molti elementi utili per la comprensione del presente. 
                     III C Liceo Socio-psico-pedagogico -  III A Liceo Linguistico
                                   Referente prof. Sabatini Gabriella
                                  Istituto Magistrale “Varrone” Cassino






                                





     



S.O.S DAL MAGISTRALE – LA SIMULAZIONE DEL SISMA RIESCE BENE, MA SERVE MANUTENZIONE


 In questi ultimi giorni, in Italia, si sono verificate varie scosse di terremoto in Emilia Romagna provocando danni economici, sociali e umani ingenti; molte persone hanno perso la casa, il lavoro e, in troppi casi purtroppo, addirittura la vita.
Per preparare i propri studenti ad affrontare nel modo migliore possibile un’eventuale situazione simile, l’Istituto Magistrale M.T. Varrone di Cassino ha organizzato una simulazione antisismica avvenuta il giorno 30/05/2012. La mattina, subito dopo l'appello, abbiamo sentito la preside che ci ricordava le procedure da seguire utilizzando l'impianto di amplificazione interno alla scuola. In pratica, ognuno doveva immaginare che, al segnale dato, si trattava di un vero terremoto e, immediatamente, doveva cercare riparo sotto il banco, aspettando il termine della “scossa”, per poi procedere all'evacuazione dell'edificio. Infatti, dopo la simulazione della “scossa sismica”, è stato dato l'allarme dell'evacuazione tramite il suono di una sirena.
Durante queste operazioni, noi studenti abbiamo però notato che il sistema di comunicazione interno è poco efficace; in realtà, alcune classi non hanno sentito potuto ascoltare in maniera chiara e comprensibile le informazioni diffuse con gli altoparlanti interni alle classi. Quindi, non hanno potuto eseguire le indicazioni date (anche se i nostri professori sono intervenuti ricordandoci che cosa andava fatto). Inoltre, anche la sirena dell'allarme non si è avvertita in tutte le parti dell'edifico scolastico. Quest'ultimo è molto grande e, evidentemente, le sirene collocate non sono sufficienti per raggiungere con il loro suono tutti gli spazi.
Alla fine, però, siamo riusciti ad arrivare tutti nel punto di raccolta nel cortile della scuola. Qui abbiamo incontrato un altro problema: il fondo del del terreno era piuttosto malridotto, in quanto c’erano delle buche, di svariate dimensioni (alcune davvero molto estese e profonde), in cui si era depositata l’acqua piovana. A causa di questo problema abbiamo incontrato molte difficoltà a raccoglierci tutti in un posto in cui l’acqua fosse assente.
Ovviamente abbiamo chiesto ai nostri professori i motivi di queste situazioni problematiche. Ci è stato spiegato che la manutenzione della scuola dipende dall’Amministrazione Provinciale e che sono state fatte molte richieste (addirittura da anni) per cercare di risolvere almeno le situazioni più urgenti. Ma non è stato possibile riuscire ad ottenere i risultati sperati, soprattutto per quanto riguarda il pessimo stato del cortile interno.
Noi siamo comunque contenti che la nostra scuola si preoccupi della sicurezza dei propri studenti e, nello stesso tempo, ci sentiamo confortati dalla riuscita della simulazione che ci ha fatto capire come comportarci anche in situazioni estreme. Ma vogliamo anche confidare nel buonsenso degli Amministratori, nella speranza che qualcosa possa migliorare. E' vero che qualche volta siamo stati ben disponibili anche a tinteggiare alcune aule non troppo accogliente, ma per l'amplificazione interna e, soprattutto, per la sistemazione del cortile occorre davvero un provvedimento risolutivo che va oltre le nostre possibilità.
  
                                            
                                                Alina Mihalachi  -   Stefania Recchia
                                                I° C articolato
                                                Istituto Magistrale di Cassino

Gli studenti si sono fermati in uno dei pochi punti senza acqua


E' evidente la presenza di pozzanghere che, in verità, sembrano quasi dei laghetti


Non è facile passare tra una buca e l'altra

                                                                  


Anche una professoressa tenta di raggiungere la zona di raccolta






lunedì 28 maggio 2012

IL COMENIUS IN ISLANDA


ISLANDA: apparentemente una terra lontana e sconosciuta che, in realtà, si rivela come un Paese bellissimo, pieno di paesaggi meravigliosi. Un territorio modellato maggiormente dalle forze vulcaniche, dove senti veramente di voler scattare delle foto a tutto ciò che ti circonda. Durante il mio soggiorno ho imparato, fra le altre cose, che gli islandesi cercano di mantenere il paese incontaminato, perché per loro la natura è un’importante fonte di energia.
La prima immagine che vedi quando arrivi là sono i campi infiniti coperti da muschi e di licheni, interrotti da fattorie o fiumi. Di notte, in questo periodo dell’anno, la luce diminuisce solamente dopo le ore 2.00 o le 3.00, quindi non è stato facile dormire.
Abbiamo dedicato la nostra prima giornata in Islanda a una visita guidata dell’isola, iniziando con una delle più famose attrazioni turistiche del paese, Gullfoss (Italiano - La Cascata dorata): una meravigliosa cascata che ha le sue origini in un lago glaciale.


A causa della sua grande attività vulcanica, in Islanda si trovano alcuni dei più grandi geyser nel mondo. Uno dei più famosi geyser in Islanda è lo Strokkur. Le sue eruzioni possono arrivare all’altezza di 15-30 metri con una temperatura tra gli 80° e i 100°.



Seljalandsfoss è un’altra cascata, conosciuta per il fatto che ai lati si trova un sentiero che permette di arrivare dietro la cascata stessa ed ammirare il potente getto.






Per ricordarci dell’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull, avvenuta il 20 marzo 2010, siamo andati a Gestastofa Þorvaldseyri, una fattoria costruita esattamente sotto la montagna, dove abbiamo guardato un video sulla famiglia che abita là e come sono riusciti a sopravvivere dopo la grande eruzione.

Dopo la nostra visita guidata siamo andati sull‘isola di Vestmannaeyjar per incontrare la nostra famiglia ospitante. Durante il nostro soggiorno ci hanno cucinato piatti italiani o internazionali come pizza, lasagna o hamburger.
Abbiamo fatto un tour dell‘isola in autobus e abbiamo visitato il vulcano Eldfell, che ha eruttato nel 1973, coprendo molte case di cenere. Questa zona viene chiamata “La Pompei del Nord”.





L’isola ospita una grande varietà di specie di uccelli. Le più diffuse sono le pulcinelle di mare, degli uccelli bianchi e neri che vivono in grandi colonie sugli scogli.
Il lunedì siamo stati nella scuola elementare Hamarsskoli. Devo dire che il sistema scolastico è organizzato in un modo diverso dall’Italia. Prima di tutto, gli studenti devono lasciare le scarpe all’ingresso prima di entrare nella scuola, per mantenerla pulita. La scuola ha molti laboratori fra cui: il laboratorio di informatica, di falegnameria, di cucito e persino una cucina. All’ora di pranzo ci hanno servito del pesce e delle patate nella mensa.
Gli studenti islandesi sono molto educati e sono rimasta impressionata in un senso positivo dal modo in cui parlavano in inglese.
Abbiamo trascorso l’ultima giornata visitando il centro di Reykjavik.  I tetti diversamente colorati rendono la città unica. Abbiamo ammirato il panorama dalla cima di Hallgrímskirkja, una chiesa luterana la cui costruzione iniziata nel 1945 durò 40 anni. 





Dopo questa esperienza ho imparato tante cose sul popolo islandese, sulla loro cultura e sul loro rispetto verso la natura.    

                                     Mihalachi Alina
                                     I° C articolato
                                    Istituto Magistrale “Varrone” di Cassino






Cronache dall'Islanda – 2^ parte


Prosegue il nostro viaggio in Islanda all’insegna del divertimento e della curiosità. Domenica mattina abbiamo potuto dormire un po’ di più: infatti, la nostra sveglia è suonata alle 9,30. La colazione era molto abbondante, com’è solito esserlo qui; c’erano peperoni, cetrioli, uova, pomodori, burro, skyr (un tipico formaggio fresco mescolato con panna, zucchero e frutta), uva, pane, prosciutto, formaggio e un dolce al cioccolato. Non avrei mai pensato di fare una colazione del genere, eppure non è niente male! Per pranzo, insieme ad Asta, la ragazza che ci ha ospitato, abbiamo incontrato le nostre professoresse in un ristorante qui vicino. Ci hanno servito degli ottimi bastoncini di merluzzo, delle patatine fritte con della maionese, un pasticcio di cipolle, patate e pesce e del ‘brownbread’, una specie di pane tipico islandese. Come dolce c’erano due torte, una al cioccolato e una alla vaniglia: devo dire davvero ottime! Abbiamo poi trascorso tutto il pomeriggio in autobus tra una fermata e l’altra.
Prima tappa del nostro giro era il ‘Cimitero delle Case’ e la vicina ‘Pompei del Nord’. A causa dell’eruzione vulcanica del 1973, infatti, sono rimaste sotto la cenere centinaia di case e in loro memoria vi è un cimitero. Tuttavia si sta cercando di riportare alla luce ciò che ne è rimasto. Proseguendo, siamo giunti presso il vulcano Eldfell, la cui ultima eruzione risale al 1973. Questa, a causa della grande quantità di colata lavica, creò una nuova area chiamata Eldfellstraun. Con grande spirito di avventura, ci siamo incamminati su una pendice secondaria del vulcano. Ciò non è stato per niente facile: il vento, con moltissima forza, spirava contro di noi e sollevava tanta cenere, che finiva soprattutto nei nostri occhi. Prima di tornare a casa abbiamo visitato il museo di Surtsey, un’isola formata da un’eruzione vulcanica sottomarina tra il 1963 e il 1967. Nel luglio 2008 è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco e, attualmente, gli scienziati studiano su di essa la colonizzazione di piante, animali e organismi marini: per questo motivo rimane chiusa al pubblico. Ma non ci siamo dedicate solo alle questioni “importanti”; con nostra grande sorpresa, Asta ci ha portate a vedere una partita di calcio in uno stadio dell’isola. Però, l’unica cosa che abbiamo capito con ragionevole certezza è che la partita è finita in parità!
Quando siamo tornate a casa, appena varcata la soglia di ingresso, ci ha avvolto un profumino delizioso: erano lasagne. Certo, non sono come le nostre lasagne italiane, ma devo dire che non erano niente male. Così, con questo odore, ci siamo addormentate sapendo che un altro giorno era passato e che l’indomani ci attendeva di sicuro con qualche interessante novità. Lunedì mattina ci siamo alzate presto perché alle 8,00 dovevamo stare in una delle scuole aderenti al Comenius. Quella in cui siamo andate noi era una scuola elementare: è grandissima e ci sono molti laboratori: di musica, di scultura, di cucito, di falegnameria, di disegno, di cucina, oltre la mensa e uno spazio esterno dove i bambini possono giocare. Ogni paese dell’Unione Europea doveva fare una lezione nella propria lingua madre in un classe della scuola. A noi è capitata una quinta classe; qui abbiamo insegnato ai bambini i numeri, i colori e le regioni italiane. Sembravano davvero entusiasti e devo ammettere che apprendono davvero velocemente. In un batter d’occhio era passata un’ora perché stare in loro compagnia è stato molto piacevole. Molto carino è stato anche frequentare la mensa, a mangiare tutti insieme. Il menù era semplice: pesce e patate. Dopo aver preso un caffè e un pezzo di dolce nella sala dei professori, siamo andati a fare una passeggiata sulla costa, che si trova poco distante dalla scuola. Abbiamo visto una montagna sul mare che aveva la forma di un elefante: era davvero realistico! L’acqua era limpida ma, a causa del forte vento, il mare era molto agitato. Travestiti da personaggi dell’epoca, i bambini ci hanno offerto, in una casetta sulla costa, una bevanda (malto e aranciata) e dello harzifiskur (fettine di pesce essiccato). Scattata qualche foto siamo tornati a scuola.
Dato che quando fa molto freddo il corpo consuma molte calorie, ne consegue il fatto che mangiavamo sempre. Infatti, solo dopo una ricca merenda, abbiamo osservato tutti i lavori che avevano preparato le varie scuole dei paesi partecipanti. Verso le 17,00, insieme ad Asta, non poteva mancare un giro per i negozi; non se ne trovano molti, ma quelli che ci sono hanno un aspetto carino. Avendo questa rara possibilità, non potevo sprecarla per non comprare la liquirizia! Ed eccoci alla fine del nostro soggiorno: questi giorni sono trascorsi velocemente, ma ognuno con il suo indimenticabile fascino.

Alessia Valente
II A Liceo delle Scienze Umane
Istituto Magistrale “Varrone” di Cassino


La costa islandese. A destra si nota la roccia a forma di elefante


La famiglia che ci ha ospitate (la terza a destra sono io e la quarta è la mia compagna Alina)




martedì 22 maggio 2012

Cronache dall’Islanda – appunti di viaggio del Comenius organizzato dall’Istituto Magistrale “Varrone” di Cassino


18 – 19 maggio 2012
La mia meta?! L’islanda. Una terra sconosciuta a molti, ma ricca dal punto di vista turistico. Venerdì mattina ero alquanto spaventata perché non avevo mai preso un aereo prima d’ora. Con me c’erano Alina (la mia compagna di scuola), la professoressa Maria Teresa Cellucci e la mia preside, professoressa Filomena Rossi, tutte accomunate dal Comenius.
Sull’aereo (rivelatosi del tutto “innocuo”, dopo le mie paure iniziali), abbiamo letto alcune curiosità riguardanti l’isola. Fin dall’inizio abbiamo capito che gli islandesi sono molto attenti e scrupolosi per tutto ciò che riguarda la natura. La giornata di venerdì è trascorsa in giro per aeroporti: Fiumicino, Londra-Gatwick e, infine, Rejkjavik.
Appena atterrate sulla nostra meta finale, con tutta franchezza, devo dire che lo spazio che ci siamo trovate di fronte appariva  inospitale: chilometri e chilometri di terra, solo terra, o per meglio dire, una landa coperta di sassi vulcanici, muschi e licheni.  Tutto ciò ci ha lasciate perplesse; ancora non sapevamo quali spettacoli ci riservava la natura. Insieme con le altre professoresse e i nostri coetanei olandesi, finlandesi, francesi, spagnoli, portoghesi, irlandesi e italiani di Benevento - dopo un viaggio che già sembrava avventuroso - ci siamo recati al centro che ci avrebbe ospitato per la nostra prima notte. Con molta sorpresa, abbiamo avuto una casetta di legno, una per ogni Paese: affacciandoci dalle finestre, potevamo vedere solo una distesa erbosa fino all’orizzonte. Dello scenario, però, faceva parte anche un fortissimo e freddissimo vento, talmente forte da piegare gli alberi che si preparavano a fiorire. Stanchi del viaggio e affamati, siamo andati a cenare in un’altra casetta poco distante dalla nostra, ma molto più grande.
Al contrario di quanto ci aspettavamo, il cibo non era niente male: ci hanno servito delle patate al forno e della saporita carne condita da una delicata salsina di verdure. Dato che dormivamo letteralmente in piedi, siamo ritornati nelle nostre case. Abbiamo scoperto che qui, in questo periodo, non è mai buio, almeno non del tutto, perché la luce c’è sempre, diminuisce solamente, ma solo per due o tre ore della notte.
La mattina, a causa del fuso orario (due ore meno dell’Italia), ci siamo alzati alle cinque perché per noi era come se fossero le sette, l’ora in cui quotidianamente ci alziamo. Il tempo è trascorso lentamente, ma alla fine sono arrivate le otto e l’ora della colazione. Una colazione molto abbondante che andava dai croissant ai classici toast con burro e marmellata. Preparati i panini per il pranzo e caricate le valigie sull’autobus, abbiamo dato il via la nostro tour islandese.
Non potevamo non visitare l’attrazione più bella dell’Islanda: le cascate di Gulfoss. Innumerevoli litri di acqua potabile che scrosciavano e s’infrangevano sulle rocce che il vento, inconsapevole complice, alzava e faceva ondeggiare nell’aria in una danza  di minuscole goccioline d’acqua, tanto che sembrava  piovesse. Uno scenario da togliere il fiato!
Avrei potuto rimanere a osservare lo spettacolo e ascoltare il fragore per ore, ma il vento gelido e il tempo a disposizione me lo impedivano.
Un’altra delle mete più visitate è Geysir e i suoi geyser. Delle vere e proprie esplosioni di acqua bollente che, dalla terra, salgono al cielo con temperature che vanno dagli 80° ai 100° e che possono raggiungere i 30 metri di altezza. I geyser sono delle pozze sulfuree che, una volta riempite di acqua, “sputano” appunto acqua a temperature elevate,  emettendo un tonfo fortissimo. Anch’esso uno spettacolo per i nostri occhi.
Come tutti ricordiamo, il 14 aprile 2010 è iniziata l’attività vulcanica della montagna Katla seguita dall’esplosione del maggio successivo del vulcano Eyjafiallajokull. Ciò ha comportato notevoli ripercussioni negative nei giorni successivi  per gli uomini,  per gli animali e per i corsi d’acqua, alcuni dei quali sono letteralmente scomparsi a causa della cenere. Anche i ghiacciai hanno subito delle conseguenze disastrose perché, per il calore della lava, si sono sciolti causando delle alluvioni. Per ripercorrere quei tragici giorni, abbiamo visitato un museo appositamente creato e assistito alla proiezione di un filmato che mostrava, nei minimi particolari, quello che era accaduto due anni orsono.
Abbiamo poi ripreso il pullman notando che l’Islanda fa letteralmente “acqua da tutte le parti”. Infatti, nelle fessure delle montagne s’insinua l’acqua che, fuoriuscendo, forma delle piccole, ma spettacolari cascate.
Nella seconda metà del pomeriggio, con il traghetto, siamo arrivati all’Arcipelago Vestmannaeyjai, sull’Isola di Heimaey. Alina ed io siamo state calorosamente accolte da una famiglia del luogo e, dopo la sistemazione nelle nostre camere, siamo andate a cena. Abbiamo particolarmente apprezzato il gesto di calorosa accoglienza che ci è stato riservato: due saporitissime pizze preparate secondo la ricetta napoletana, una tipo pizza margherita con dell’ottimo formaggio anziché la mozzarella, salame piccante e bacon, l’altra con solo formaggio.
Anche se il vento soffiava fortissimo, abbiamo deciso di uscire con la figlia più piccola dei nostri ospiti (una simpatica ragazza di quindici anni) che ci ha condotte a casa di un’amica  e che, insieme ad altre due ragazze, ci ha insegnato dei giochi con le carte.
È così trascorsa una serata diversa dal solito!
Un ultimo appunto è d’obbligo: gli islandesi hanno molto gusto nell’arredare le proprie case, dal lampadario alla poltrona niente è casuale o fuori posto.
                                                                            Alessia Valente
                                                                            Liceo delle Scienze Umane                 



                                            Reykjavik



                                            Geysir


                                              Gulfoss  
                                             



lunedì 14 maggio 2012

La Giornata dell'Arte


Venerdì 8 maggio si è tenuta, presso il nostro istituto M.T. Varrone, la 'Giornata dell'arte'. Un evento dedicato a tutte le varie sfumature di espressioni artistiche: la musica, la pittura, la danza, la scultura...  ovvero, la creatività studentesca, al fine di realizzare un'assemblea per diffondere  anche i valori della legalità, del rispetto degli altri e, fondamentalmente, della solidarietà! Tutto è iniziato alle 9 e 30 del mattino quando tutte le classi della scuola, biennio e triennio,  sono scese impazienti di vedere la tanto attesa realizzazione di questa manifestazione.  Per motivi di sicurezza, le classi del biennio sono state collocate nell’ Auditorium e quelle del triennio in palestra. Era tutto organizzato in maniera davvero efficace: le  esibizioni che venivano realizzate  nell’Auditorium venivano riproposte, in tempi accettabili, anche nella palestra agli altri nostri compagni. Nel frattempo, in una classe del piano terra, si è allestito un “mercatino” sia di dolci sia di bigiotteria, con torte, leccornie varie e gioielli realizzati dalle nostre studentesse. Questa è stata la parte più “dolce”, ma non solo in senso materiale: il ricavato delle vendite verrà, infatti, utilizzato per fare beneficenza! Però, per restare in tema con la festa, continuavano ad alternarsi momenti di svago, dedicandoci tutti a balli di genere pop, rap ecc., con le esibizioni di veri e propri “artisti” dotati di autentico talento,  ma anche ricorrendo al classico Karaoke che consente a tutti di esprimersi in allegria.
Dobbiamo proprio dire che questo evento ha favorito molte conoscenze tra gli alunni, divertendo, incuriosendo, informando: insomma, è stata una bellissima giornata da ripetere altre mille volte!
Valente Alessia (II As), Tersigni Ilaria (I As) Liceo Delle Scienze Umane – I.M.S. “Varrone”

In palestra sono presenti le classi del triennio. Tutti si sono seduti in cerchio ammirando le varie esibizioni.

Nell’Auditorium gli studenti del biennio assistono, con molta attenzione, all’esibizione di una loro compagna.


L’allestimento del “mercatino” in una delle classi dell’Istituto. Vari e numerosi erano gli oggetti che si potevano trovare, dalle collane agli orecchini, dai ciondoli ai bracciali, dalle più svariate forme e sgargianti colori!!

venerdì 4 maggio 2012

CERVARO IERI E OGGI

“Cervaro, terra generosa e bella, per le tue aurore che inondano di luce la campagna, quando il sole travalica le cime e fa brillare diamanti di rugiada sulle foglie. Dal bosco il merlo scende dalla campagna e i passeri volano di quercia in quercia per poi scomparire in un campo di grano. Sovente, in fondo alla vallata, un ovattato mare di nebbia riluce al sole, mentre all’orizzonte, che si perde in lontananza, i monti disegnano il loro marcato profilo verso il Tirreno e il Garigliano. Si erge, austero, monte Trocchio, a margine della via che incomincia ad ancheggiare. Sulle tue colline si distendono morbidi prati, su cui crescono orti verdi e profumati rosmarini”.

Questa è una testimonianza, tradotta in italiano, pervenutaci da un nostro concittadino. In effetti, l’ambiente che si presentava all’epoca era questo, molto più tranquillo rispetto al fervore urbano attuale. Tuttavia passeggiando per le strade del centro storico si possono ammirare le bellissime finestre dei palazzi baronali e delle case antiche medievali. Ancora oggi in Piazza Casaburi pulsa il cuore di Cervaro. All’interno di quest’ultimo ritroviamo viva come non mai la maestosa presenza del colle di Cervaro, splendido per il suo inverosimile paesaggio; rimembra ancora le sembianze che possedeva circa sessanta anni or sono.

Giaceva all’interno di esso, proprio sulle sue alture, un cervo da cui è scaturito il nome di questa città. La sua storia la si fa risalire proprio ad un aneddoto che ha per protagonisti gli abitanti stessi che intravidero su quelle sommità, vagante nella sua straordinaria bellezza, un cervo, probabilmente in cerca di un suo simile. Fu proprio questo stupore a indurre gli abitanti ad attribuire al paese il nome di Cervaro.

Ancora oggi, Cervaro dispone di una sorgente da cui fuoriesce un’acqua limpida e fresca, una delle migliori della zona, proveniente dalle Mainarde. Proprio per questo, nell’antichità, le donne erano solite riunirsi nei dintorni di questa cava, sia per il lavaggio dei vestiti e sia per raccogliere l’acqua per uso domestico. La ricordiamo, dunque, con il nome di Acquacandida. Poco distante, soprattutto nella città sottostante di San Vittore, nasce un vento rinomato per la sua straordinaria forza, tale da giungere sino a Cervaro, addentrandosi all’interno di esso così da essere ancora ricordato come “vento di terra” perché solleva, soprattutto nelle campagne, numerosi polveroni. Non per niente, dagli abitanti di questa città ci provengono numerosi detti che fanno riferimento a tale vento; ad esempio, c’è un proverbio che dice: “febbraio scassa pagliaio” poiché si racconta che a febbraio il vento è più forte rispetto a tutti gli altri mesi.

Un’altra caratteristica del territorio cervarese è il suo pregiato e ricercatissimo olio, che nasce dai suggestivi uliveti, posti specialmente sul monte Aquilone. Da differenti parti d’Italia è molto richiesto, tanto che i coltivatori cervaresi hanno chiesto il marchio DOP e IPG per valorizzarlo meglio.

Con entusiasmo ed affetto abbiamo evidenziato gli aspetti positivi di questa città, ma come spesso accade vari e differenti sono gli svantaggi che albergano all’interno di essa. Un esempio ne è il fenomeno che annualmente si presenta nella stagione estiva, ossia gli incendi boschivi. La causa di essi, a parer nostro, potrebbe essere dolosa, perché alcuni adolescenti del posto, forse per puro e folle divertimento, diventano dei veri e propri piromani. Così facendo, generano paura e tensione negli animi di coloro che, per anni, spesso con sofferenza, hanno lavorato amorevolmente il loro terreno. Si può comprendere, dunque, l’ansia e la preoccupazione presente all’interno della popolazione qualora un incendio si insinuasse alle porte della città.

Come ci ha detto il nostro Sindaco, Ennio Marrocco, vi è un piano in fieri della Protezione Civile che, per prevenire questi incendi, a breve dovrebbe essere operativo. Comunque, è necessario stimolare nell’animo di ogni cittadino una maggiore sensibilità per il rispetto dell’ambiente, anche per quanto riguarda le aree verdi presenti sul territorio di Cervaro. Quest’ultime sono una risorsa per tutti, un punto di riferimento sia per i più piccoli e sia per gli adulti.

Le operazioni di manutenzione però non sono sempre del tutto efficaci perché sono previsti alcuni interventi che si tarda ad attuare. Il più importante riguarda il ripristino di un pozzo già esistente, così che l’acqua piovana possa essere incanalata in due cisterne, che costituirebbero una riserva idrica sufficiente per il centro abitato e per tutte le aree verdi limitrofe. Altri provvedimenti riguardano gli impianti di depurazione e del metano. Questi ultimi due, come dichiarato dal Sindaco, saranno ampliati per consentirne l’utilizzo da parte di tutti i cittadini poiché, attualmente, ne usufruisce solo il sessanta per cento della popolazione cervarese.

Tematica di maggior discussione negli ultimi tempi è l’attuazione della raccolta differenziata. Non tutti ne sono al corrente, pertanto ci facciamo portavoce del Sindaco per invitare tutti a partecipare attivamente a tale progetto che produrrà un enorme beneficio generale.

Così come stavamo narrando, svanisce lentamente la fitta nebbia che coinvolgeva gli abitanti di questa città. Sappiamo bene che domani farà il suo ritorno, viva come la storia che ancora oggi riaffiora e rimbomba tra le mura antiche di questa città. Così come nei nostri, è ben noto il suo ricordo negli occhi dei turisti che vanno via da qui per fare ritorno alla loro vita quotidiana. Le ragioni presenti nei cuori di chi soggiorna qui ci sembrano ovvie, le tante motivazioni finora citate ne sono la dimostrazione chiara ed evidente ad ulteriore testimonianza di un incanto che non si può dimenticare.

Valente Alessia e Marano Simona II ASU