Oltre
all’autore sono intervenuti al dibattito il Dottor Giovanni De Vita, la
dott.ssa Pamela Papetti, la dott.ssa
Gioia Marzi, la dott.ssa Alessandra Zanon e il dottor Simone Nifesi, alla
presenza di molti studenti universitari, oltre tante altre persone interessate.
Nel suo
libro, il Professor Pasculli affronta il tema della salute “mentale”individuale,
con il problema della malinconia, ovvero una sindrome affettiva caratterizzata
da una tristezza morbosa che paralizza l’azione. Ma in questo libro, non è una
intesa soltanto come malattia, ma anche come stato d’animo ed emozione.
La "delegazione" del Liceo delle Scienze Umane"
“Quella
bella melancolia che mi faceva scrivere”; attraverso questa frase del celebre poeta Giacomo
Leopardi, Pasculli vuole darci una nuova visione innovativa per quanto riguarda
la depressione, vista sempre in modo negativo, un cancro, una prigione, una
“lottatrice di sumo accucciata al petto”. Invece, può essere considerata anche
come un’energia che spinge ad agire, a reagire, a cambiare ciò che non
funziona.
Una fase del dibattito con l'intervento della dott.ssa Papetti
Infatti, l’autore ha evidenziato in essa degli aspetti positivi: “la depressione è
un nuovo modo di sperimentare (di soffrire, ma anche di godersi il mondo), di
vivere e di scoprire il mondo; la depressione è opportunità. Inoltre può essere
il punto di partenza per cambiare il modo di vivere; ne è esempio concreto il
film vincitore dell’Oscar, <<La grande bellezza>> di Sorrentino.
Dunque, la melancolia possiamo anche definirla un inno alla vita”.
Van Gogh "Ritratto del dottor Gaceth" e "vecchio disperato"
“La
depressione. Il guerriero perduto e lo sciamano scomparso” è un libro fondato
tra fusioni di mito, cultura, scienza e storia. Perché la scelta del mito tra
circostanze reali? Perché il mito ci permette di superare il nostro dramma, il
nostro pensiero negativo sulla morte, andare al di là dei limiti imposti dalla
realtà.
Un altro elemento
citato da Pasculli è la dimensione femminile: “un labirinto che invita l’uomo
ad entrare per metterlo alla prova”. Ancora una volta l’autore fa riferimento
al mito per spiegare una realtà complessa, l’uomo che si sente superiore alla
donna, ma senza le donne non è nulla: “non vince se non aiutato da una figura
femminile”.
La "Grande Madre"
Di grande
spessore gli interventi degli altri relatori. In particolare, il prof. De Vita
si è soffermato sulle dimensioni antropologiche rintracciabili nel testo
presentato e sulle numerose suggestioni che ne risultano. Una sorta di invito a
cogliere la complessità delle vicende umane alla luce di una cultura che riesca
a spaziare anche nelle oscure pieghe di tante situazioni esistenziali, non
sempre “ordinarie” o consuete.
L'intervento del prof. Giovanni De Vita, curatore della presentazione
Per noi
studentesse del Liceo delle Scienze Umane è stato un incontro molto importante,
ricco innanzitutto di cultura e anche di motivazioni, comunque fondamentale
perché la presentazione del libro ha toccato tanti settori del sapere che
riguardano fortemente i nostri studi (dalla psicologia all’antropologia, dalla
pedagogia alla sociologia). Un’importante occasione per accrescere le nostre
conoscenze e per iniziare a proiettarci nel mondo universitario.
Ilaria Nittolo e Ilaria Tersigni
Classe V A
Liceo delle Scienze Umane
IMS "Varrone"
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