Qualche giorno fa mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulla musica,
pensavo fosse un argomento leggero e semplice da trattare, invece non mi sono
mai sentito così inadeguato.
Così ho pensato: cosa
c'è di meglio che scriverlo mentre ascolto la mia playlist preferita? Potrebbe essere
lo stimolo migliore per affrontare tematiche del genere!
Mai come questa volta ho
avuto ragione; in fondo, se ci pensate, un po’ tutti noi siamo condizionati
nella vita quotidiana dalla musica. Ci sono persone che non ne
possono fare a meno, altre che modificano il proprio stato d'animo a seconda
della traccia in esecuzione. Forse qualcun altro nemmeno ci pensa fino a
quando non gli arriva qualche nota in
sottofondo…
Nella mia vita la musica
da oltre dieci anni occupa i due terzi del mio impegno quotidiano; sin dalle elementari
mi divertivo con dei piccoli complessi musicali, e più vado avanti più diventa
una passione… chissà, magari un giorno mi ritroverò in una orchestra!
Oltre alle esercitazioni e
allo studio quotidiano (frequento il conservatorio oltre al mio liceo), amo la
sera riempire di suono la mia camera, magari ad una certa ora, assicurandomi di
essere solo e non poter essere disturbato in alcun modo. Secondo molti
psicologi, la musica aiuta le persone a mantenere un certo autocontrollo;
quanti di voi infatti la sera indossate le cuffie per rilassarsi dopo una
giornata di stress?
Sembrerà un controsenso ma
io, per esempio, ho bisogno di riposarmi con i miei artisti preferiti, dopo
aver suonato per qualche ora il mio strumento.
Nella maggior parte dei
casi, il grado di partecipazione a ciò che si sente è dato dal nostro stato
emotivo: cantiamo se siamo felici, ci limitiamo ad ascoltare in silenzio la
canzone se tristi. Come riporta Fabri Fibra
nei suoi testi, viviamo in tempi duri, contrassegnati da odio ed
ignoranza. Quindi mi chiedo quanto la musica possa aiutare a cambiare la
nostra società. Qualcosa forse può essere possibile, ad esempio, riportando le
persone al teatro, a sentire un'opera, magari in smoking. Insegnare ad ognuno
di loro a leggere uno spartito, ad essere meno passivi nell’ascolto e nelle
scelte musicali. Insomma, credo che occorra in un modo o nell'altro affinare
quell'occasione di vivere la musica che, che nell'ultimo secolo, è stata “inquinata”
dalle logiche economiche delle case discografiche.
Classe
III Asu
Liceo delle Scienze Umane
Istituto Magistrale “Varrone” - Cassino
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