In Olanda, nel 1975, entrò in vigore la legge a favore delle droghe
leggere e si può dire che nel mondo occidentale si fece più aspro il dibattito
volto a determinare le eventuali proprietà benefiche, terapeutiche e, d’altra
parte, scoprire i reali danni fisici e psicologici di una delle droghe
maggiormente diffusa nel mondo: la Marijuana.
Pianta a medio-basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo),
largamente usata soprattutto tra i giovani, ma è stata introdotta anche come ‘erba curativa’ coinvolgendo, pure per altri versi, un vasto pubblico di estimatori di età
variabile (21 - 60 anni).
La cannabis una volta
fumata, a seconda dei casi anche mangiata, provoca un rilassamento muscolare (tipo
indica) oppure un’intensa attività
cerebrale (cannabis sativa), accompagnata da euforia
contenuta, quantificabile in ‘grasse risate’, un insaziabile appetito
denominato “fame chimica”, amplificazione dei sensi, abbassamento della
pressione endovenosa e intraoculare e, in primis, il più discusso tra tutti:
l’effetto antidolorifico.
Se questa particolarissima
erba
provoca effetti che vanno a tranquillizzare l’individuo, perché è illegale nei
maggiori Stati europei e del mondo? Il dibattito è aperto, accompagnato da studi,
atti a dimostrarne i reali effetti terapeutici sull’individuo con le eventuali
controindicazioni e, parallelamente, programmi volti alla depenalizzazione-legalizzazione.
In alcuni Stati USA, da oltre un anno la cannabis e i suoi estratti sono
prodotti e venduti, specialmente per uso terapeutico, creando un business da
oltre un miliardo di dollari l’anno. Di conseguenza vengono valutati anche gli
aspetti economici, visto che in paesi come l’Olanda (come già detto, la prima ad
esprimere tolleranza in merito) la semplice marijuana è stata capace di
ripopolare le città di turisti, prettamente di adolescenti. Gli stessi
adolescenti che nelle strade del nostro ‘Bel
Paese’ fanno continuo uso, nella più
totale illegalità, di marijuana e hashish di dubbia provenienza poiché, nella
maggior parte di tali sostanze, sono aggiunti elementi chimico-tossici
che ledono la salute dell’individuo.
In ogni caso, ciò che sembra
maggiormente preoccupare è il possibile dilagare del fenomeno a seguito di una sua
eventuale legalizzazione che, secondo molti, porterebbe a un aumento di consumo
a scopo ricreativo tra i giovani. Problema
che lo Stato Spagnolo è stato capace di affrontare disciplinando, con una legge
innovativa, il controllo delle dei
cosiddetti cannabis club, dove è vietato l’accesso ai minori di ventun anni.
La ragione che spinge
verso i divieti va ricercata tra gli
effetti che l’uso di queste sostanze provoca sulla salute, e non solo per le
classiche conseguenze riscontrabili dopo l’assunzione, ma soprattutto per i
possibili danni cerebrali, dovuti a un continuo uso di “ganja”, tra i quali perdita della memoria a breve termine e
riduzione di facoltà intellettive (una
diminuzione di circa l’8-9% secondo alcuni studi). Nei soggetti di età
adolescenziale il discorso si fa ancora più serio poiché il loro cervello,
essendo ancora in fase di sviluppo, venendo a contatto con il THC (appunto uno
dei più noti principi attivi della cannabis), subisce modificazioni in maniera
notevole rendendo gli individui più
predisposti a eventuali disturbi come schizofrenia
e depressione. Va anche detto che,
se usata come antidolorifico e a scopo
ludico, la marijuana porta solamente in rari casi a dipendenza psicologica e non
fisica. In commercio esistono farmaci, come il Sativex (anche in Italia), che sono a base di cannabis, usati per
il trattamento di malattia quale la sclerosi
multipla. C’è anche da dire che la
marijuana non sembra abbia effetti cancerogeni (mentre alcuni parlano
addirittura di possibili effetti riduttivi delle masse tumorali). In campo
psicologico è usato come antidepressivo, stimolante dell’appetito in casi di
anoressia, in pazienti sottoposti a chemioterapia e malati terminali.
Legale o illegale? Fa
bene o fa male? Certamente con il ‘marijuana
tax act del 1937’ firmato dal presidente Roosvelt, la marijuana ha iniziato
ad avere una lunga serie di discussioni in campo etico e scientifico.
Infine, la cannabis è
stata additata come pianta del diavolo, anche se alcuni studi dimostrano la presenza di tale
pianta nella Bibbia, ricordandoci pure che il Rastafarianesimo (religione di fondamenti cristiani) la
adopera come pianta meditativa ed apportatrice di saggezza. Ma sicuramente la
cannabis troverà sempre la strada in salita, nonostante che, mettendola a
paragone con gli altri veri e propri “demoni” odierni: alcool e tabacco, può essere considerata sicuramente di minore
impatto. Di conseguenza, si invitano i lettori a meditare su tale argomento, magari
evitando qualsiasi comportamento e idee che siano di parte, cercando di
rimanere i più oggettivi possibili, ponderando tutte le eventuali opportunità, usi ed effetti, di tale pianta.
Insomma, la speranza è di andare in controtendenza in una società che tenta di essere la più
libera possibile ma che spesso si perde in discorsi futili, dimenticando di
salvaguardare il benessere dell’individuo.
Nicola Botta
Classe III A Liceo delle Scienze Umane
Istituto Magistrale
“Varrone” - Cassino
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