mercoledì 26 ottobre 2016
martedì 27 settembre 2016
IL LICEO DEL FUTURO È OGGI
Al liceo “Varrone” la matematica è online
La mattinata del 24 settembre,
agli alunni delle classi prime del liceo “M.T. Varrone” è stato somministrato
un test d’ingresso di verifica delle competenze matematiche, svolto dai nostri
studenti in un modo tutto nuovo: completamente online.
Gli alunni, infatti, hanno
eseguito il compito sulla piattaforma del nostro liceo, connessi alla linea
Wi-Fi “Eduroam”, una rete wireless sicura, sviluppata per la comunità universitaria e diffusa a livello mondiale in più di
70 paesi; l’adesione rende il Varrone il quarto liceo in Italia partecipe di
questa iniziativa.
I ragazzi, non appena seduti e
connessi ad internet, hanno ricevuto un “QR Code” (un codice con il quale si
può accedere rapidamente a dati ed informazioni) che ha permesso loro di
accedere al test in modo pratico e veloce. Inoltre, sono stati sperimentati il
sistema Byod (sostanzialmente ogni studente utilizza il proprio cellulare come
strumento didattico) e le google app (strumenti per la compilazione del test).
Il riscontro dei ragazzi riguardo
al test è stato decisamente positivo: gli studenti sono stati entusiasti
all’idea di dover svolgere un compito di matematica sul proprio smartphone,
rendendo quindi il tutto molto più stimolante e quasi simile ad un gioco.
Durante lo svolgimento della prova, le classi
sono state supportate e seguite da un Team di studenti, dal professore Piero
Pelosi e dalla prof.ssa Pellegrini Patrizia (per il Dipartimento di
Matematica), con l’obiettivo di
agevolare gli allievi per ogni dubbio o difficoltà
. I
ragazzi hanno dato molta fiducia al “Team Varrone”, assistiti in ogni loro
problema o perplessità. Ovviamente, fra
i vantaggi, aver ottenuto pochi minuti
dall'esecuzione del test i risultati, così i professori di matematica in tempo
reale hanno avuto il quadro della situazione
Le classi interessate sono state
le nuove prime dell’Istituto, quindi all’incirca 170 ragazzi, un numero
notevole che ha reso il liceo “Varrone” il terzo Istituto di secondo grado ad
aver avuto il maggior numero di iscrizioni nell’a.s. 2016/17 nella nostra
città.
Nella mattinata ci sono state due
“sessioni” di test, divise tra il liceo linguistico e il liceo delle scienze
umane e, naturalmente, la fine di ogni prova è stata seguita da un immancabile
foto di gruppo con gli alunni e il team.
Un sentito ringraziamento va al
nostro Dirigente Scolastico, prof.ssa Filomena de Vincenzo, che fortemente ha voluto implementare e
rendere possibili questi processi di didattica innovativa all'interno del Liceo
Varrone.
Oreste Fortuna
Classe II B – Liceo
Linguistico
IMS “Varrone” - Cassino
lunedì 2 maggio 2016
LAZIO SENZA MAFIE: UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DELLA LEGALITÀ
Lazio senza mafie: è
questo il titolo, semplice e diretto, del secondo meeting regionale sulla
legalità e sulla lotta contro le organizzazioni di stampo mafioso, che si è tenuto
presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 14 al 21 marzo.
La mattina di martedì 15
marzo, le classi 4°A linguistico e 4°C articolato del Liceo “Varrone” di
Cassino hanno avuto l’occasione e
l’onore di parteciparvi, assistendo agli interventi di molte personalità di spicco
nel mondo dell’antimafia; tra i più importanti: il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, il
Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e il Presidente della
Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi.
Lo scopo principale della
conferenza è stato diffondere tra i giovani il senso della legalità e della
giustizia, armi necessarie nella lotta contro la criminalità organizzata. In
questa prospettiva è stato quindi trasmesso ai presenti il bisogno di prendere
coscienza di queste realtà da parte delle nuove generazioni, in quanto spesso
ignorano e trascurano il male che si cela dietro l’apparenza normalità di tanti
comportamenti, facendo capire che non è radicato solo ed esclusivamente nel
Sud, ma in tutta Italia e nel mondo intero, essendosi diffuso come un cancro.
“Non smettere di lottare”, è questo l’appello
fatto ai giovani presenti, condiviso da tutti gli ospiti, in particolare dal
Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha spiegato che smettere
di combattere, anche nel proprio piccolo, vuol dire darla vinta alla mafia e
che quindi non bisogna assolutamente commettere l’errore di delegare questa
battaglia esclusivamente alle istituzioni, poiché tutti, che siano piccole o
grandi azioni, devono fare qualcosa.
Il fenomeno della mafia è ben consolidato anche nella nostra regione e non bisogna avere paura di ammetterlo, perché se fa capire di essere dalla parte giusta, si compie il primo grande passo per sostenere la battaglia.
Il presidente Zingaretti |
Il momento più importante della conferenza è stato quello della cosiddetta “lezione di legalità” del Procuratore Pignatone che, dall’alto della sua esperienza caratterizzata da anni di lotta in Sicilia contro Cosa Nostra, ha spiegato ai ragazzi come contrastare l’illegalità anche con i gesti più insignificanti, come non parcheggiare in doppia fila oppure pagare le tasse. È dunque questo il concetto base che si è voluto trasmettere ai giovani: fare il proprio dovere all’insegna della legalità, in quanto cittadini di questo Paese e, come ha successivamente ha ribadito il Procuratore generale Giovanni Salvi, accanto alla responsabilità delle istituzioni ci deve essere quella di noi cittadini con il ruolo attivo di protagonisti della legalità.
martedì 9 febbraio 2016
LE NUOVE POVERTÀ: LA VITA, NIENT'ALTRO
Hanno perso
tutto; le loro vite sono oscure, come una notte senza stelle. Hanno perso
tutto; la loro quotidianità ,un tempo biasimata, ora rimpianta. Hanno perso
tutto; la loro spensieratezza, la convinzione che alla fine capita sempre agli
altri. Ma le vittime da sacrificare sull'altare della povertà sono state loro: i
nuovi poveri. Le luci sfavillanti dell'Albero della Vita coprono le necessità e
i bisogni dei nuovi poveri; ma nel dopo Expo è ancora più evidente che non
possiamo restare impassibili di fronte alla drammaticità di queste vite.
Vincent Van Gogh |
Una
importante azione di aiuto verso coloro che vivono queste drammatiche
condizioni è svolta dalle numerose associazioni che donano loro un supporto .Ad
esempio, il Banco Alimentare
recupera eccedenze alimentari e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni
caritative che svolgono una attività di assistenza verso gli indigenti. Di
fronte alla tragicità di queste vite sospese non si può non notare che un gran
numero di poveri è costituito dai minori. Si apre, in questo modo, un nuovo
problema: l'esclusione sociale. Molte volte questi giovani sono tenuti fuori
dalla società, non è riconosciuto loro il diritto o la possibilità di far parte
di un gruppo, di godere di una prerogativa; sono estromessi dal sociale e, attraverso
la logica irrazionale dell'abitudine all'omologazione del pensiero, non
considerati idonei di fronte a coloro che sono stati più fortunati.
Questo
processo multidimensionale di allontanamento impedisce loro la piena
partecipazione alla loro stessa comunità. Il poeta Inglese W.H.Auden affermava:
"La fame non lascia altre
scelte:amarsi gli uni con gli altri oppure morire".
Per
comprendere a fondo il significato intrinseco di questa frase e, dunque, per
immergersi a pieno nelle vite di queste persone, bisognerebbe partecipare alla
loro quotidianità, recandosi in quello che è il punto di riferimento dei
diversi clochard, ovvero la mensa della Caritas. Si farebbe parte di un mondo
in continuo movimento, in cui alcuni non avrebbero mai immaginato di doversi
trovare. Da qui, dunque, possiamo affermare che quella della povertà, molto
spesso, non è una condizione che si acquisisce dalla nascita, ma può
presentarsi all'improvviso.
Ci
colpisce,la povertà, fredda e impassibile ,e ci trasporta nella sua irregolare
normalità. Negli ultimi anni, soprattutto a causa della crisi economica e alla
conseguente formazione di nette diseguaglianze tra i redditi, le vite di molte
persone sono state turbate, e si sono venuti a creare vari tipi di povertà, con
effetti gravi e spesso duraturi.
La parola
"povertà"può avere varie accezioni, e il concetto stesso di povertà è
di interpretazione incerta e dibattuta: si vengono, così ,a creare due
principali tipi di povertà: quella relativa e quella assoluta .
Rosario Capuana |
La povertà
relativa è quella che negli ultimi anni si è maggiormente diffusa; ha causato, in
coloro che sono stati coinvolti dalla sua violenza, una situazione di malessere
e di disagio, determinato da profondi squilibri interiori e dalla mancata
corrispondenza tra valori e stili di vita, sintomo e allo stesso tempo
conseguenza di mutamenti organici e strutturali. La lotta alla povertà ai fini
di ottenere una società più equa ed omogenea è un tema etico sempre più ricorrente.
È necessario, dunque, attuare politiche economiche allo scopo di arginare
questo fenomeno. Una importante e vigorosa azione in questo senso è svolta
anche grazie alla diffusione dell'informazione, alla introduzione di Internet
e, quindi, alla globalizzazione.
Tutti questi
elementi hanno contribuito ad una maggiore sensibilizzazione della società
civile, che si è resa conto che non possiamo più fare finta di niente, non
possiamo più permettere che quello della povertà diventi un fenomeno circoscritto
ed isolato. La povertà ci ricorda che gli altri siamo noi. È entrata nelle
nostre strade, nei nostri occhi, nelle nostre vite, in maniera così eclatante. Ha
distrutto la nostra illusione di benessere. Non siamo nati per vivere questo, ma
bisogna scegliere di vivere. È la sola risposta possibile.
Andrea Santo
– V A
Liceo Linguistico
IMS “Varrone” – Cassino
lunedì 8 febbraio 2016
LETTERA APERTA AD UNA MENTE CHIUSA
Caro lettore,
Ti starai chiedendo come mai un ragazzo così giovane abbia tempo ed inchiostro da sprecare per te, invece che studiare oppure interessarsi alle frivole tematiche proprie di quest’età.
Ti risponderò senza preamboli o lunghe introduzione ornate da belle parole, ti risponderò e non solo cercherò in tutti i modi, e chissà se ci riuscirò, di afferrarti metaforicamente per il collo e darti tanti metaforici schiaffi in faccia.
Vladmir Kush |
Tu che con le tue filosofie di vita giudichi e conduci l’uomo, lo manipoli e lo muovi come il più abile maestro di scacchi muove le sue pedine, lo fai per i tuoi interessi o per gli interessi di chi si lascia muovere dalle tue labbra, e come una madre partorisci dalle tue idee un esercito di ben pensanti, giudici delle nostre vite e del nostro avvenire, giudici che direttamente ed indirettamente limitano e condizionano il nostro essere, opprimendo il diritto della libertà che non ci appartiene più e mai tornerà.
Legislatori con
idee altrui basate sulla noncuranza ed una profonda negligenza del tutto,
tralasciando tutte le sfumature che
compongo il mondo e considerando di esso solamente i colori primari, privati
della loro mutevole e sconfinata essenza che ne rappresenta il reale sentimento
di libertà, o forse un’ipotetica sbagliata metafora di quello che sbagliati
preconcetti e stereotipi possono creare nell’immaginario collettivo.
Faccio oramai
parte di un mondo dove la conoscenza è diventata un inutile ed ingombrante
peso, dove l’agire si basa unicamente sul “LUI dice così” come se quel LUI
conoscesse la sconfinata realtà del mondo, dove chi giudica e chi fa le leggi
considera gli umani come macchine corrotte tutte dal medesimo virus, non accorgendosi
della miriade di errori di calcolo che noi umani possiamo commettere anche
involontariamente.
Ma ahimè vivo
qui, su questa terra sbagliata, un pianeta che ha dato vita al suo stesso
nemico, un nemico che in modo improprio si erge sulla vetta più alta del mondo
e rivendica la propria paternità sul tutto, non accorgendosi di essere
solamente una misera formica in una scatola non più grande di lui, ed il tutto
che sfugge al suo controllo, e l’incontrollabile tutto, dove la repressione
delle anime diventa l’unica giustificazione della paura di essere piccoli e
indifesi, proprio come delle piccole formiche, ma non trovo giustificazioni per
la Bestia che siamo diventati.
Alberto Sordi
Cordiali saluti, ATLAS
PS
Non esorto nessuno a considerare
vere le mie parole, ma chiedo solamente di fermarsi un attimo a riflettere su
di un pensiero o un idea che si sparge nella mente e che contagia altri
cervelli e costruisce menti non più autonome ma sinergiche.
Ed il meccanismo oramai corrotto,
considerabile alla stregua di un industrializzazione dei pensieri
o produzione in serie di cervelli.
Non c’è più spirito di umanità,
siamo condannati all’estinzione del nostro essere reali, imperfetti, difettosi,
unici ed umani.
Nicola Botta
CLASSE IVA
Liceo delle Scienze Umane
IMS “Varrone di Cassino
Legislatori con
idee altrui basate sulla noncuranza ed una profonda negligenza del tutto,
tralasciando tutte le sfumature che
compongo il mondo e considerando di esso solamente i colori primari, privati
della loro mutevole e sconfinata essenza che ne rappresenta il reale sentimento
di libertà, o forse un’ipotetica sbagliata metafora di quello che sbagliati
preconcetti e stereotipi possono creare nell’immaginario collettivo.
Faccio oramai
parte di un mondo dove la conoscenza è diventata un inutile ed ingombrante
peso, dove l’agire si basa unicamente sul “LUI dice così” come se quel LUI
conoscesse la sconfinata realtà del mondo, dove chi giudica e chi fa le leggi
considera gli umani come macchine corrotte tutte dal medesimo virus, non accorgendosi
della miriade di errori di calcolo che noi umani possiamo commettere anche
involontariamente.
Ma ahimè vivo
qui, su questa terra sbagliata, un pianeta che ha dato vita al suo stesso
nemico, un nemico che in modo improprio si erge sulla vetta più alta del mondo
e rivendica la propria paternità sul tutto, non accorgendosi di essere
solamente una misera formica in una scatola non più grande di lui, ed il tutto
che sfugge al suo controllo, e l’incontrollabile tutto, dove la repressione
delle anime diventa l’unica giustificazione della paura di essere piccoli e
indifesi, proprio come delle piccole formiche, ma non trovo giustificazioni per
la Bestia che siamo diventati.
Alberto Sordi |
Cordiali saluti, ATLAS
PS
Non esorto nessuno a considerare
vere le mie parole, ma chiedo solamente di fermarsi un attimo a riflettere su
di un pensiero o un idea che si sparge nella mente e che contagia altri
cervelli e costruisce menti non più autonome ma sinergiche.
Ed il meccanismo oramai corrotto,
considerabile alla stregua di un industrializzazione dei pensieri
o produzione in serie di cervelli.
Non c’è più spirito di umanità,
siamo condannati all’estinzione del nostro essere reali, imperfetti, difettosi,
unici ed umani.
Nicola Botta
CLASSE IVA
Liceo delle Scienze Umane
IMS “Varrone di Cassino
venerdì 1 gennaio 2016
VOLEVO FARE LA MAESTRA
Spesso
non sappiamo dove iniziano i nostri sogni, ma sappiamo dove si interrompono.
Il mio sogno si infranse l'estate in cui terminai la terza media, e mio padre decise che il mio percorso scolastico sarebbe terminato lì. Premetto che questa decisione non venne presa per mancanza di mezzi per sostenermi agli studi, ma per paura.
Sembra strano, ma fu così.
Lui, mio padre, l'uomo più importante della mia vita, mi aveva seguita con una costanza ammirevole, insegnandomi a leggere e scrivere. Ogni giorno veniva a prendermi a scuola, non mancava ad un solo colloquio scolastico, ed era sempre presente a tutte le recite. Ma, come tutti i genitori, aveva le sue paure: terminata la terza media, il fatto che io dovessi uscire fuori dal piccolo paese, frequentare una scuola lontana dove non poteva più vigilare sulla mia persona, per lui era insopportabile; probabilmente la riteneva una responsabilità che non riusciva ad assolvere.
Sperai da giugno a settembre in un suo ripensamento, ma nulla cambiò.
Mi fece fare diversi corsi di taglio e cucito, e anche un corso di dattilografia. Devo dire che negli anni successivi, e ancora oggi, ho sempre portato avanti il lavoro sartoriale, riuscendomi ad adattare e a superare tante difficoltà.
A vent'anni mi sposai e a venticinque anni ero già mamma di tre figli. Il mio compito di madre è stato passionale, ho amato e messo i miei figli sempre al primo posto nella scala delle priorità, del resto come quasi tutte le madri.
Ho cresciuto in seguito i miei figli con la stessa dedizione e l’interesse con cui lo aveva fatto mio padre, cercando solo di non ripeterne gli errori e i limiti.
Ma i figli crescono, gli affetti vanno a mancare e lasciano un gran vuoto, però i sogni ritornano sempre al destinatario, il quale ne è stato anche il mittente. Così, qualche anno fa mi iscrissi, anche dietro suggerimento dei miei figli, ad un istituto tecnico serale, l’unica possibilità di poter conciliare lo studio con i miei impegni familiari.
Ma mi accorsi presto che non era quella la scuola dei miei sogni. I corsi si svolgevano nel pomeriggio, con “studenti” motivati soprattutto a prendere il cosiddetto “pezzo di carta” e, per di più, con materie per me poco congeniali.
Io amo
la letteratura, la filosofia, la pedagogia. Ricordo ancora gli struggenti versi
di Ungaretti, la malinconia di Gabriele D'Annunzio, di quando in classe alle
medie trovavo i versi di Ungaretti troppo forti per la mia sensibilità. Ma non per questo li ho rimossi, anzi
sono quelli che non ho mai dimenticato.
Così, lo scorso settembre, ho chiesto il nulla osta per trasferirmi al Magistrale, l'attuale Liceo “Varrone” di Cassino. Dopo qualche giorno sono entrata a far parte del V A SEC (liceo delle Scienze Umane, opzione Economico-sociale) del corso diurno.
Per me è stato uno dei giorni più belli della mia vita; quando sono entrata ho pensato che avevo atteso quel giorno per trentadue anni: ero felice!
Nonostante la stanchezza organizzativa scolastica e familiare, entro ogni giorno a scuola contenta di seguire le lezioni e di condividere con i miei compagni di classe, perlopiù diciottenni, opinioni e progetti.
Se Ungaretti vicino alla morte rivalutò la grandiosità della vita, noi dovremmo valutare la bellezza della conoscenza ogni giorno. E se Leopardi nel suo pensiero pessimistico dice che l'uomo fa parte di un meccanismo cosmico, e quindi la felicità e il piacere sono difficili da raggiungere, noi quanto meno ci dobbiamo provare.
Di sicuro nei cassetti della nostra anima qualcosa che ci può rendere felici c'è sempre.
Ah, dimenticavo, sono nata in un freddo giorno di gennaio e correva l'anno 1969… Poiché siamo nell'era tecnologica vorrei mandare un messaggio a tutti, giovani e adulti: se la felicità si dimentica di noi, abbiamo il dovere di andare a cercarla, poiché la vita è il dono più bello che si possa ricevere ed è un peccato sprecarla.
Assunta Vanigioli
Classe V A
Liceo delle Scienze Umane
opzione Economico-Sociale
Il mio sogno si infranse l'estate in cui terminai la terza media, e mio padre decise che il mio percorso scolastico sarebbe terminato lì. Premetto che questa decisione non venne presa per mancanza di mezzi per sostenermi agli studi, ma per paura.
Sembra strano, ma fu così.
Lui, mio padre, l'uomo più importante della mia vita, mi aveva seguita con una costanza ammirevole, insegnandomi a leggere e scrivere. Ogni giorno veniva a prendermi a scuola, non mancava ad un solo colloquio scolastico, ed era sempre presente a tutte le recite. Ma, come tutti i genitori, aveva le sue paure: terminata la terza media, il fatto che io dovessi uscire fuori dal piccolo paese, frequentare una scuola lontana dove non poteva più vigilare sulla mia persona, per lui era insopportabile; probabilmente la riteneva una responsabilità che non riusciva ad assolvere.
Sperai da giugno a settembre in un suo ripensamento, ma nulla cambiò.
Mi fece fare diversi corsi di taglio e cucito, e anche un corso di dattilografia. Devo dire che negli anni successivi, e ancora oggi, ho sempre portato avanti il lavoro sartoriale, riuscendomi ad adattare e a superare tante difficoltà.
A vent'anni mi sposai e a venticinque anni ero già mamma di tre figli. Il mio compito di madre è stato passionale, ho amato e messo i miei figli sempre al primo posto nella scala delle priorità, del resto come quasi tutte le madri.
Ho cresciuto in seguito i miei figli con la stessa dedizione e l’interesse con cui lo aveva fatto mio padre, cercando solo di non ripeterne gli errori e i limiti.
Ma i figli crescono, gli affetti vanno a mancare e lasciano un gran vuoto, però i sogni ritornano sempre al destinatario, il quale ne è stato anche il mittente. Così, qualche anno fa mi iscrissi, anche dietro suggerimento dei miei figli, ad un istituto tecnico serale, l’unica possibilità di poter conciliare lo studio con i miei impegni familiari.
Ma mi accorsi presto che non era quella la scuola dei miei sogni. I corsi si svolgevano nel pomeriggio, con “studenti” motivati soprattutto a prendere il cosiddetto “pezzo di carta” e, per di più, con materie per me poco congeniali.
A Sx la prof. Molle che "interroga" Assunta |
Così, lo scorso settembre, ho chiesto il nulla osta per trasferirmi al Magistrale, l'attuale Liceo “Varrone” di Cassino. Dopo qualche giorno sono entrata a far parte del V A SEC (liceo delle Scienze Umane, opzione Economico-sociale) del corso diurno.
Per me è stato uno dei giorni più belli della mia vita; quando sono entrata ho pensato che avevo atteso quel giorno per trentadue anni: ero felice!
Nonostante la stanchezza organizzativa scolastica e familiare, entro ogni giorno a scuola contenta di seguire le lezioni e di condividere con i miei compagni di classe, perlopiù diciottenni, opinioni e progetti.
Se Ungaretti vicino alla morte rivalutò la grandiosità della vita, noi dovremmo valutare la bellezza della conoscenza ogni giorno. E se Leopardi nel suo pensiero pessimistico dice che l'uomo fa parte di un meccanismo cosmico, e quindi la felicità e il piacere sono difficili da raggiungere, noi quanto meno ci dobbiamo provare.
Di sicuro nei cassetti della nostra anima qualcosa che ci può rendere felici c'è sempre.
Ah, dimenticavo, sono nata in un freddo giorno di gennaio e correva l'anno 1969… Poiché siamo nell'era tecnologica vorrei mandare un messaggio a tutti, giovani e adulti: se la felicità si dimentica di noi, abbiamo il dovere di andare a cercarla, poiché la vita è il dono più bello che si possa ricevere ed è un peccato sprecarla.
Assunta Vanigioli
Classe V A
Liceo delle Scienze Umane
opzione Economico-Sociale
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